Cominciamo bene…

Il 2023 comincia nel peggiore dei modi: con una balla ed una reazione di panico insensato, ancora una volta innescata dall’Italia.

La balla è che in Cina, dove il governo ha colpevolmente tolto tutte le restrizioni, il COVID sta dilagando, con milioni di contagiati e migliaia di morti ogni giorno. La reazione italiana è stata, ancora una volta, esemplare per irrazionalità e inutilità: tampone obbligatorio per tutti i passeggeri dei voli diretti dalla Cina che arrivano in Italia, non si sa per cercare cosa (nuove varianti, per definizione sempre meno pericolose?) o a che scopo (tracciare/contenere un virus ormai endemico da un paio d’anni?) o con quale logica (tracciare i relativamente pochi arrivi diretti in aereo e perdere tutti gli altri – la maggioranza – che arrivano da scali in area Schengen); ottenendo, come unico risultato, di trovare qualche centinaio di positivi asintomatici (circa il 50% dei testati, come nelle migliori endemie) affetti dalle stesse varianti presenti ovunque, per chiuderli (fiduciariamente) in casa per un po’ di giorni. Infine, la reazione italiana ha generato, anche stavolta, preoccupazione nel mondo, con alcuni paesi (Spagna e Francia, ad esempio) che si sono accodati nelle assurde misure di controllo, ma la maggior parte (Germania in primis), almeno per ora, non ci sono cascati; ed anche l’ECDC precisa: “lo screening dei viaggiatori dalla Cina è ingiustificato per l’Ue. I Paesi dell’Ue hanno livelli relativamente alti di immunizzazione e vaccinazione e le varianti che circolano in Cina sono già in circolazione nell’Ue. La misura di screening dunque non è necessaria a livello dell’Unione Europea nel suo complesso” (la citazione non l’abbiamo verificata, ma è contenuta in un articolo degli agguerriti e ortodossissimi fact-checkers di Open, quindi la prendiamo per buona). Infine, per avere un’idea di quale livello di insensato terror panico si sia di nuovo instaurato nella popolazione grazie al rinnovato tam tam dei media, basta aprire un qualunque giornale (ad es. il testé citato Open, in un articolo di qualche giorno fa).

Per cogliere a pieno il senso di questa surreale vicenda consigliamo la lettura di alcuni articoli.

  1. Prima di tutto quello apparso su Wired il 30/12 in cui la Cina viene “coglionata” su tutta la linea, prima per le restrizioni assurde (dimenticando di ricordare che l’Italia è stata tra le più pedisseque seguaci di questa strategia) poi per il repentino annullamento di tutte le restrizioni ed il sacrilego “declassamento del Covid-19 a malattia infettiva di Categoria B(peraltro denotando un certo “coraggio” di verità, ancora impensabile tra gli illuminati paesi occidentali); mentre, ovviamente, non si prova alcun imbarazzo nel dire che “tutto questo (avviene) mentre i contagi sono in aumento esponenziale. Secondo delle presunte stime citate in un incontro della Commissione nazionale per la salute potrebbero esserci stati quasi 250 milioni di contagi nei primi 20 giorni di dicembre, con 37 milioni di nuovi casi solo il 20 dicembre”. Il sottolineato è nostro, perché ci ha fatto cadere dalla sedia: i contagi SONO (indicativo, quindi certezza) in aumento esponenziale, tuttavia la notizia si basa non solo su STIME ma addirittura PRESUNTE e secondo cui POTREBBERO (condizionale) esserci stati milioni di nuovi casi… Sufficiente per finirla qui e buttare a mare tutta la vicenda. Ma è Natale, siamo magnanimi e proviamo ad approfondire ulteriormente.
  2. Proponiamo quindi un secondo articolo di Wired, pubblicato il 28/12, nel quale la questione è spiegata con maggiore dettaglio, pur senza trarne alcuna conseguenza logica sul piano della plausibilità della notizia né – tanto meno – suggerire alcun dubbio sulla intoccabile strategia italo/cinese di lotta al COVID; che sono proprio i due pensieri che ci sono venuti in mente, leggendo non tanto l’articolo in sé, quanto soprattutto le fonti1 in esso citate.
  3. Sulla situazione cinese ci si riferisce infatti ad un articolo dal sito della CNN (che cita, a sua volta, Bloomberg e Financial Times, che però non abbiamo potuto consultare direttamente, essendo siti a pagamento) il quale, tra le altre cose, parla di una “stima che la CNN non può confermare in modo indipendente” e racconta che tali dati stimati “sono stati presentati mercoledì durante una riunione interna della National Health Commission (NHC) cinese, secondo entrambi i media, che hanno citato fonti a conoscenza della questione o coinvolte nelle discussioni. (…) Venerdì, una copia di quelle che presumibilmente erano le note della riunione dell’NHC è stata diffusa sui social media cinesi e vista dalla CNN; l’autenticità del documento non è stata verificata e l’NHC non ha risposto immediatamente a una richiesta di commento”. Insomma, chiacchiere di corridoio, non confermate e non verificabili; e, per di più, le fantomatiche cifre “sono in netto contrasto con i dati pubblici del NHC”, cioè con quello che l’ente cinese effettivamente dice. Da qui la nostra prima deduzione: tutta questa storia è probabilmente una balla o giù di lì.
  4. Quanto al merito delle implausibili cifre di cui sopra (“quasi 250 milioni di persone hanno contratto la Covid-19 nei primi 20 giorni di dicembre, pari al 18% della popolazione”) l’articolo di Wired aggiunge il riferimento ad un lavoro di stima inglese che, al di là dei numeri (comunque – lo ripetiamo – si tratta di stime basate su ipotesi che, per quanto metodologicamente valide, lasciano un po’ il tempo che trovano), spiega la situazione cinese, oltre che con i bassi livelli di vaccinazione (soprattutto degli anziani, perché sono state privilegiate le fasce in età produttiva, cioè più giovani e meno suscettibili – sic!), anche con un altro, fondamentale, dato di fatto: “la strategia cinese zero-COVID significa anche che la popolazione non ha quasi nessuna immunità acquisita naturalmente attraverso una precedente infezione”. Cioè l’uso massivo delle mascherine, i lockdown, i distanziamenti, le quarantene e tutte le altre balzane misure atte a ridurre la circolazione del virus tra gli immunocompetenti hanno impedito alla popolazione di immunizzarsi, in Cina come in tutti i paesi che ne hanno seguito l’esempio (Italia in testa); e, considerato che i vaccini cinesi (come i nostri) agiscono ben poco sui contagi, ciò significa che, con la nostra strampalata strategia di contrasto al virus fatta di tracciamento/contenimento e vaccinazioni a casaccio, non abbiamo ottenuto nulla, a parte l’aver inibito il meccanismo di resistenza più semplice e naturale (e ben collaudato da centinaia di migliaia di anni), in tal modo danneggiandoci da soli. Da qui la nostra seconda deduzione: la “strategia” italiana di lotta al COVID è stata (e rimane) del tutto fallimentare, irrazionale, controproducente.

Ecco quindi la vera notizia di questo inizio di 2023: che non è cambiato nulla dal 2020 in qua, che non abbiamo imparato alcunché dall’esperienza e che neanche quando la storia ci mette davanti al nostro fallimento siamo in grado di riconoscerlo. C’è poco da festeggiare…

  1. Chi volesse leggere in italiano i due articoli citati ai successivi punti 3 e 4, ne può leggere una traduzione alla buona cliccando qui. []

La fiera delle falsità

Ossequiando il saggio Hammurabi, Walter Ricciardi ritiene di dover applicare anche oggi l’antico principio dell’ “occhio per occhio” declinandolo in un moderno “balla per balla”, col quale ha inteso rispondere, dalle pagine di Repubblica, a quanto detto dal Presidente del Consiglio nell’ultima conferenza stampa (dal minuto 42.00 al 44.00, per chi la vuole ascoltare), parole che l’articolo definisce “bugie” e che, per quanto ci riguarda (pur con la morte nel cuore, per alcuni di noi), non possiamo che quasi integralmente approvare. E ciò non sulla base di una acritica presa di posizione ideologica, ma a partire dai dati che, chi legge questo blog e/o il nostro libro, ormai ben conosce. Proprio per questo confidiamo che anche solo la lettura attenta dell’articolo di Repubblica (se riuscite a non vomitare già al titolo e sottotitolo) vi sia sufficiente a cogliere le innumerevoli inesattezze e forzature che esso contiene (per la precisione si dovrebbero definire “stronzate”, ma cerchiamo di evitare i tecnicismi), la cui disamina puntuale richiederebbe molto tempo (e molta voglia, che non abbiamo più). Limitiamoci, perciò, alle balle più macroscopiche.

E cominciamo col dire che la Meloni, affermando che “l’Italia è il Paese [in realtà ha detto “uno dei paesi“, ma va beh – n.d.r.] che ha avuto più morti di Covid pur applicando le misure più pesanti di tutti“, non ha affatto detto una balla; ha fatto, certo, un discorso generico e senza portare dati a supporto, ma noi, che i dati li conosciamo, sappiamo che ha ragione (ne abbiamo parlato molte volte, ad esempio qui e nel capitolo 2.6 del libro).

Invece Ricciardi e l’articolista di Repubblica, nel cercare di sconfessare questo “tipo di narrazione molto cara anche al mondo No Vax ma che è falsa”, quanto a balle non si sono risparmiati. “«Non è affatto vero quel che dice il governo», spiega Walter Ricciardi, igienista della Cattolica e già consulente di Speranza. «I dati rivelano che nel 2020, anno nel quale siamo stati investiti per primi dalla pandemia, siamo stati quinti al mondo per numero di decessi ogni 100 mila abitanti, dietro a Paesi come Perù e Belgio”. Se invece si osserva il 2021 “siamo al 53° posto. E questo è successo anche se la popolazione italiana è più anziana al mondo, e quindi più fragile ed esposta a un virus di questo tipo”. I numeri del 2021 sarebbero legati agli effetti delle chiusure e in generale delle politiche anti Covid adottate dal nostro Paese nel 2020, il primo ad affrontare la pandemia. (…) Ricciardi cita i numeri di una pubblicazione della stessa Cattolica, a firma di Michela Garlaschi.

Ovviamente siamo andati a vedere questa pubblicazione, la quale in effetti riporta alcuni dati (niente di eclatante, per la verità), ma, proprio perché tali dati non sono del tutto univoci, non si avventura nelle demenziali interpretazioni di Ricciardi e Repubblica i quali, per il loro scopo, scelgono bene solo quelli che fanno loro comodo. Si veda ad esempio questo grafico, contenuto nella stessa pubblicazione che intervistato e giornalista sembrano aver letto:

Qui si vede che, tra i 26 “paesi avanzati” considerati, l’Italia nel 2020 (linee blu) era al 2° posto nella poco invidiabile classifica dei morti Covid per 100.000 abitanti, mentre nel 2021, cioè non solo dopo le misure, ma anche dopo l’avvento dei vaccini (linee gialle), era al 5° posto. Si noti, inoltre, che l’Italia, tra il 2020 e il 2021, nonostante dette misure e vaccini, non ha fatto tutto questo grande progresso (passando da 123 a 107 morti per 100.000 abitanti) e che, tranne pochi casi (Belgio, che forse ha semplicemente smesso di contare i morti generosamente, Spagna, Svizzera e Svezia), in generale nessuno dei paesi avanzati considerati ha registrato performances migliori nell’anno dei vaccini rispetto al precedente, circostanza che peraltro sarebbe confermata un po’ in tutto il mondo, come si evince dal grafico successivo (che qui riportiamo, ma che prendiamo con le pinze perché è talmente pazzesco da farci sospettare un refuso di stampa):

Ricciardi dice il vero, invece, quando afferma che, nel 2021, l’Italia si pone al 53° posto della classifica internazionale (cioè quella che comprende tutti i paesi del mondo, a prescindere dalle loro condizioni economiche, demografiche e di qualità dei sistemi sanitari, quindi una classifica di scarso significato), ma dimentica di far notare che i numeri italiani rimangono – inspiegabilmente – ben peggiori di quelli dei paesi suoi simili (Germania, Francia, Spagna, Austria, Svezia, Olanda, Giappone, etc. – questo sì un dato significativo):

Insomma i numeri italiani del 2021 non sono così migliori di quelli del 2020, né in generale sono migliori di quelli di altri paesi simili, eppure secondo Repubblica “i numeri del 2021 sarebbero legati agli effetti delle chiusure e in generale delle politiche anti Covid adottate dal nostro Paese nel 2020”; peggio ancora, secondo Ricciardi “avremmo potuto certamente fare meglio, ma con misure ancora più dure, non più morbide. Ad esempio quelle che hanno adottato Germania e Francia, che hanno fatto lockdown nazionali molto più tempestivi e prolungati di noi: è anche falso, quindi, che noi abbiamo adottato misure più dure degli altri”. Ci sfugge qualcosa?

Andiamo a vedere lo Stingency Index di Our World in Data (sito peraltro citato, a sproposito, anche dallo stesso articolo) e mettiamo a confronto i dati del Containment and Health Index (definito come “misura composita basata su tredici indicatori di risposta politica, tra cui chiusure di scuole, luoghi di lavoro, divieti di viaggio, politiche sui test, tracciamento dei contatti, mascherine per il viso e politiche sui vaccini ridimensionate a un valore da 0 a 100” dove 100 rappresenta il livello più restrittivo) di Italia, Germania e Francia, per capire se Ricciardi, per caso, ha ragione:

No, non ci sfugge niente, si tratta proprio di un’altra colossale balla, perché Germania (linea viola) e Francia (linea beige) hanno applicato politiche mediamente meno restrittive delle nostre (linea blu).

Infine, la conclusione del ragionamento di Ricciardi è pienamente coerente con le falsità già dette: “Sia il governo Conte che il governo Draghi hanno sempre posto l’evidenza scientifica alla base delle decisioni, facendosi supportare da Istituto superiore di sanità, Consiglio superiore di sanità e due Cts, dove c’erano scienziati e medici tra i più rilevanti e qualificati del Paese. Nel primo c’erano clinici di alto livello nel campo della pediatria, della geriatria, dell’anestesia, della pneumologia, dell’infettivologia. Non mi pare altrettanto basata sull’evidenza scientifica la decisione di riammettere il personale sanitario No Vax in grado di trasmettere l’infezione alle persone più fragili, in ambienti in cui il rischio dovrebbe essere minimizzato e non amplificato.” Sorvolando sulla prima parte, talmente ridicola da essere incommentabile, ecco l’ultima balla sparata da Ricciardi, degna chiosa al delirante articolo: chi si vaccina non trasmette il virus, mentre chi non si vaccina sì. Ne abbiamo parlato un milione di volte (l’ultima qui) e non sappiamo più come dirlo, ma anche i muri ormai sanno che il vaccino è utile per prevenire la malattia grave ma non ha alcun effetto sui contagi (e neanche chi lo produce lo ha mai studiato a questo scopo); ma tanto non serve a niente, se in questi stessi giorni, la stessa balla l’abbiamo dovuta subire non solo da Ricciardi, ma anche da Galli che parla del “dovere di tutelare i propri pazienti, evitando di esporli ad infezioni che possono essere prevenibili nel personale sanitario”, nonché, con diversa accezione, da Crisanti (“se leviamo la multa a quelli che non si sono vaccinati, dovremmo premiare quelli che si sono vaccinati”) e Bassetti (“è uno schiaffo pesante al 95% degli italiani che si sono vaccinati. Ed è un altrettanto schiaffo al 99,3% dei medici italiani che si sono vaccinati. Perché è come dire ‘siete dei cretini, hanno fatto bene quelli a non vaccinarsi’.”) i quali praticamente dicono che vaccinarsi è stato un atto eroico (cioè rischioso? Ma non era un argomento no-vax?) a protezione della società e non semplicemente un atto medico a protezione di chi si è vaccinato (che, da che mondo è mondo, è lo scopo di qualunque vaccinazione; la cosiddetta “immunità di gregge”, cioè la protezione dei pochi non vaccinabili per mezzo dei molti vaccinati, è solo un effetto secondario e, tendenzialmente, di lungo periodo, comunque non perseguibile con i vaccini Covid).

Come detto altrove, anche noi, sul tema Covid, aspettiamo al varco il nuovo governo (che per ora, al di là degli encomiabili annunci, non ci ha impressionato granché nella pratica), ma basta balle, per favore, non se ne può più…

Il buffetto del padrone

Nel blog e nel libro abbiamo più volte parlato del ruolo dell’informazione in uno stato democratico di stampo liberale (come dovrebbe essere il nostro), cioè quello di essere il cosiddetto quarto potere, vitale per l’equilibrio della vita democratica, la quale è fondata proprio sul bilanciamento e l’indipendenza dei poteri (gli altri tre, tutti in mano allo stato, sono il potere legislativo che appartiene al Parlamento, quello esecutivo in capo al Governo e quello giudiziario esercitato dalla Magistratura). Lo scopo di tale bilanciamento è fare in modo che la maggioranza non prevarichi la minoranza, quello dell’indipendenza è di evitare saldature improprie tra i poteri come avviene nelle dittature. In questo quadro assume un’importanza fondamentale l’informazione per la quale, non a caso, nella cultura anglosassone è stato coniato il termine watchdog journalism, cioè “giornalismo cane da guardia” della democrazia, in quanto esercita il quarto potere facendo le pulci (e senza sconti, senza connivenze) agli altri tre.

Tenendo presente tutto questo, cosa avremmo dovuto aspettarci di sentire dal Presidente del Consiglio nel suo saluto (peraltro non necessario, ma va beh) ai giornalisti? Qualcosa del tipo: “Vi saluto e vi ringrazio perché in questi mesi mi avete fatto vedere i sorci verdi, avete sezionato e criticato tutte le cose che abbiamo fatto, ci avete incalzato e sferzato dando voce alle opinioni contrarie alle nostre, ci avere chiesto conto di tutto quello che abbiamo detto e fatto.” Invece no.

Per averne contezza potete leggere il “dolcissimo” resoconto fatto su Repubblica da uno dei giornalisti che il Presidente del Consiglio “ha invitato per un saluto nella sala verde di Palazzo Chigi”, prima di “un brindisi con lo staff allargato della presidenza del Consiglio (c’è anche il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio) e uno con i più stretti collaboratori.” E già questi accostamenti qualcosa suggeriscono.

Ma le parole che Draghi pronuncia sono esplicite: “in questi 20 mesi, tra pandemia, guerra e crisi energetica, avete svolto un servizio straordinario ai cittadini aiutandoli a seguire e comprendere ciò che avviene. Un servizio straordinario anche per la democrazia italiana. Voi, stampa libera, avete avuto dal presidente del Consiglio, da me, il rispetto che si deve alla stampa libera, rispondendo alle domande nel modo più chiaro possibile. (…) È stata una collaborazione piacevole anche dal punto di vista umano. Nessuno si aspettava che avremmo fatto tante conferenze stampa che duravano ore indefinite.

La luna di miele tra il secondo ed il quarto potere (nel compiacente sonno profondo del primo e del terzo) si chiude amabilmente tra sorrisi e battute di spirito, come la simpatica boutade sulla foto di Mussolini (giusto per stemperare, con un po’ di democraticismo d’accatto, il clima encomiastico dell’incontro col Principe).

Intanto Reporter Sans Frontières ci ha messo anche per il 2022 in bassa classifica, al 57° posto (tra gli ultimi in Europa) nell’indice della libertà di stampa, una condizione che la mappa mondiale qui a lato mostra in tutta la sua impietosa evidenza.

(Crediti immagine – Karte: NordNordWest, Lizenz: Creative Commons by-sa-3.0 de)

Dai nostri giornali e media, dopo due anni in cui hanno fatto (tranne pochissimi casi) non solo da semplici casse di risonanza del governo, ma anche da convinti strumenti di propaganda attiva, ci vorremmo aspettare del sano ravvedimento ed il riappropriarsi, pur in extremis, del loro ruolo di cane da guardia, feroce e indomito. Invece, ancora una volta, paghi di aver dato spettacolo e incantato il pubblico assetato di emozioni (un esempio tra i tanti? Guardate questa – peraltro utile – pagina del serissimo “Sole 24 Ore”), accettano il buffetto del padrone e grati se ne tornano a cuccia.

Cosa pensare?

Riparte la tiritera dei contagi, dei morti, dei vaccini, senza alcuna analisi, senza alcun distinguo, così come abbiamo sempre fatto in questi due anni.

In attesa di capire come si muoverà in materia il nuovo governo, cominciamo questo terzo inverno di passione registrando un paio di avvenimenti degli ultimi giorni, in modo che non vadano perduti.

Il primo riguarda la ripresa del catechismo pandemico di Don Fabio Fazio nel suo programma “Che tempo che fa” su Rai3, domenica scorsa, quando il Gran Sacerdote dei vaccini Roberto Burioni ha proferito, tra le altre amenità, anche la seguente perla di saggezza: “il vaccino fa sì che io possa essere qui e non in ospedale (…). Questo grazie al vaccino. Io ho fatto la settimana scorsa la quarta dose, penso che questo sia stato importante per far sì che la malattia non sia grave.” Concetto più tardi ribadito in un tweet: “Purtroppo, nonostante le attenzioni, anche io mi sono preso il COVID. A chi dice che il vaccino non funziona vorrei fare notare che mi sono collegato da casa e non da una stanza di ospedale, dove probabilmente sarei finito senza vaccino.” Quindi il 60enne Burioni è convinto che, se non avesse fatto la 4a dose, sarebbe finito come minimo in ospedale. Vediamo quanto “probabilmente” ciò sarebbe potuto accadere: secondo i dati dell’ISS, prima dell’avvento dei vaccini e con la variante di Wuhan (quella più “cattiva”), la probabilità (di molto sovrastimata, a causa della pesante sottostima dei positivi asintomatici sul totale dei “contagiati” – ne parlammo qui) di finire in ospedale era, per un 60enne come Burioni, intorno al 5%: quindi non impossibile, ma era già allora decisamente improbabile che un 60enne in buona salute potesse finire in ospedale a causa del COVID (vieppiù oggi, con la variante omicron, meno pericolosa delle precedenti). Non sappiamo se Burioni appartenga ad una qualche categoria a rischio, ma se così non fosse avrebbe quindi detto un’enorme boiata.

Che tuttavia non gli è bastata. Subito dopo infatti ne ha detta un’altra: “Mentre fino alla variante Delta ci vaccinavamo anche per proteggere gli altri, da Omicron in poi il vaccino protegge soprattutto chi se lo fa.” Quindi, secondo Burioni, il vaccino una volta impediva il contagio e, se oggi non lo fa più, è solo a causa della variante omicron che è diventata prevalente. Ebbene ciò è completamente falso e lo sappiamo sin dall’inizio della campagna vaccinale: il vaccino protegge (abbastanza) dalla malattia grave (quindi protegge i fragili che la rischiano), ma non dal contagio né dal contagiare, cioè non protegge dal risultare positivi; e questo avveniva sia con le vecchie varianti sia con la omicron (e, con quest’ultima, anche di più, visto che è più contagiosa delle precedenti e visto che abbiamo messo su una campagna vaccinale ad epidemia in corso e, da che mondo è mondo, sappiamo che ciò stimola un virus a sviluppare varianti capaci di evadere il vaccino stesso).

Il secondo avvenimento da ricordare, che si collega proprio a quanto testé detto, è il polverone sollevato in merito all’audizione al Parlamento Europeo della presidente dei mercati internazionali di Pfizer, Janine Small, che sarebbe stata messa alle strette da un eurodeputato olandese riguardo alla scarsa efficacia del vaccino nella protezione dai contagi. La notizia in sé ci dice poco, è una cosa che sappiamo bene da tempo, come abbiamo detto poco fa; semmai può essere interessante che non si sia trattato della “rivelazione” di un pericoloso no-vax in un consesso di complottisti, ma dell’ammissione fatta da un alto funzionario di una casa farmaceutica, che produce il vaccino COVID più somministrato in Europa, davanti ad un’alta istituzione sovranazionale; ma nulla più. E, tranne che in pochi casi, i media e i fact-checkers o non se ne sono occupati o si sono limitati a difendere le posizioni istituzionali (ancorché irte di criticità non colte) e a polemizzare su aspetti secondari, mentre praticamente nessuno ha colto l’ovvio:

1) lo sapevamo da sempre (anche noi ne abbiamo parlato tante volte, ad esempio qui);

2) per avere la prova che il vaccino non ha effetto sui contagi basta digitare “dati covid oggi” su Google e guardare i grafici che ne risultano:

Mettendoli a confronto tra loro, pure alla buona come abbiamo fatto noi, ci si accorge che l’andamento della vaccinazione (grafico con curva verde), non ha alcuna correlazione con quello dei contagi (grafico più in alto) i quali sono enormemente di più oggi che non nel 2020-21, mentre sembra esserci una maggiore correlazione con la diminuzione di ricoveri e decessi (come si vede dalle curve più basse nel 2022);

3) vaccinare tutti per proteggere i fragili non è mai servito a nulla (se il vaccino non protegge dal contagio e dal contagiare), tuttavia bastava vaccinare i fragili (perché il vaccino li protegge abbastanza) per ottenere il risultato;

4) l’obbligo vaccinale ed il vergognoso green pass (quello all’italiana, non quello pensato dalla UE) non avevano, perciò, né senso, né utilità, né legittimità.

E c’è un quinto punto, ovvia conseguenza dei primi quattro: cosa pensare di Burioni, alla luce di quanto appena detto? È lo stesso dilemma che più volte ci siamo posti anche per Draghi che – non ce lo dimentichiamo – disse: “non ti vaccini, ti ammali e muori; oppure, fai morire: non ti vaccini, contagi, lui o lei muore”; per Locatelli che voleva il “patto generazionale” ed ha spinto per la vaccinazione dei bambini; per Mattarella che diceva “non si può invocare la libertà per sottrarsi alla vaccinazione, come licenza di mettere a rischio la salute e la vita altrui”; per Speranza, convinto che “la libertà che abbiamo conquistato è grazie ai vaccini” e che “gli italiani sono molto protetti grazie al fatto che oltre il 90% ha completato il ciclo primario”; e così via…

Quindi sì, ricomincia la tiritera e, per ora, non c’è nulla di nuovo.