Il buffetto del padrone

Nel blog e nel libro abbiamo più volte parlato del ruolo dell’informazione in uno stato democratico di stampo liberale (come dovrebbe essere il nostro), cioè quello di essere il cosiddetto quarto potere, vitale per l’equilibrio della vita democratica, la quale è fondata proprio sul bilanciamento e l’indipendenza dei poteri (gli altri tre, tutti in mano allo stato, sono il potere legislativo che appartiene al Parlamento, quello esecutivo in capo al Governo e quello giudiziario esercitato dalla Magistratura). Lo scopo di tale bilanciamento è fare in modo che la maggioranza non prevarichi la minoranza, quello dell’indipendenza è di evitare saldature improprie tra i poteri come avviene nelle dittature. In questo quadro assume un’importanza fondamentale l’informazione per la quale, non a caso, nella cultura anglosassone è stato coniato il termine watchdog journalism, cioè “giornalismo cane da guardia” della democrazia, in quanto esercita il quarto potere facendo le pulci (e senza sconti, senza connivenze) agli altri tre.

Tenendo presente tutto questo, cosa avremmo dovuto aspettarci di sentire dal Presidente del Consiglio nel suo saluto (peraltro non necessario, ma va beh) ai giornalisti? Qualcosa del tipo: “Vi saluto e vi ringrazio perché in questi mesi mi avete fatto vedere i sorci verdi, avete sezionato e criticato tutte le cose che abbiamo fatto, ci avete incalzato e sferzato dando voce alle opinioni contrarie alle nostre, ci avere chiesto conto di tutto quello che abbiamo detto e fatto.” Invece no.

Per averne contezza potete leggere il “dolcissimo” resoconto fatto su Repubblica da uno dei giornalisti che il Presidente del Consiglio “ha invitato per un saluto nella sala verde di Palazzo Chigi”, prima di “un brindisi con lo staff allargato della presidenza del Consiglio (c’è anche il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio) e uno con i più stretti collaboratori.” E già questi accostamenti qualcosa suggeriscono.

Ma le parole che Draghi pronuncia sono esplicite: “in questi 20 mesi, tra pandemia, guerra e crisi energetica, avete svolto un servizio straordinario ai cittadini aiutandoli a seguire e comprendere ciò che avviene. Un servizio straordinario anche per la democrazia italiana. Voi, stampa libera, avete avuto dal presidente del Consiglio, da me, il rispetto che si deve alla stampa libera, rispondendo alle domande nel modo più chiaro possibile. (…) È stata una collaborazione piacevole anche dal punto di vista umano. Nessuno si aspettava che avremmo fatto tante conferenze stampa che duravano ore indefinite.

La luna di miele tra il secondo ed il quarto potere (nel compiacente sonno profondo del primo e del terzo) si chiude amabilmente tra sorrisi e battute di spirito, come la simpatica boutade sulla foto di Mussolini (giusto per stemperare, con un po’ di democraticismo d’accatto, il clima encomiastico dell’incontro col Principe).

Intanto Reporter Sans Frontières ci ha messo anche per il 2022 in bassa classifica, al 57° posto (tra gli ultimi in Europa) nell’indice della libertà di stampa, una condizione che la mappa mondiale qui a lato mostra in tutta la sua impietosa evidenza.

(Crediti immagine – Karte: NordNordWest, Lizenz: Creative Commons by-sa-3.0 de)

Dai nostri giornali e media, dopo due anni in cui hanno fatto (tranne pochissimi casi) non solo da semplici casse di risonanza del governo, ma anche da convinti strumenti di propaganda attiva, ci vorremmo aspettare del sano ravvedimento ed il riappropriarsi, pur in extremis, del loro ruolo di cane da guardia, feroce e indomito. Invece, ancora una volta, paghi di aver dato spettacolo e incantato il pubblico assetato di emozioni (un esempio tra i tanti? Guardate questa – peraltro utile – pagina del serissimo “Sole 24 Ore”), accettano il buffetto del padrone e grati se ne tornano a cuccia.