Opinioni personali

Qui ci sono alcune mie riflessioni, del tutto personali e prive – anche se non sembra – di qualunque intento apologetico o polemico, nonché di qualunque valore al di fuori della mia testa…

Indice (in ordine inverso):

MATURITÀ

Poveri i nostri giovani, defraudati anche della maturità (ho visto oggi delle immagini agghiaccianti di aule con gente a 10 metri l’uno dall’altro con le mascherine, senza amici o parenti al seguito…) dopo aver perso la gita dell’ultimo anno, i 100 giorni, le “notti prima degli esami”, ecc. Noi adulti siamo inqualificabili, con il nostro penoso panico da raffreddore gli stiamo rovinando anche la giovinezza, oltre che – come già facciamo da tempo – il futuro: una cosa che grida vendetta davanti agli dei…

Le lezioni amare di questo periodo sono tante, due su tutte spero i nostri giovani ci perdoneranno:

1) che esistono morti di serie A e di serie B: mentre piangiamo istericamente i nostri 35.000 vecchietti morti tutti insieme per un tragico evento episodico, negli stessi 6 mesi nel mondo sono morte 200.000 persone di malaria (in gran parte bambini), 750.000 (di cui molti giovani) di tubercolosi e 19 milioni per fame, come tutti gli anni;

2) che abbiamo pavidamente lasciato che la politica abdicasse ad un comitato tecnico-scientifico e che stracciasse i principi costituzionali senza colpo ferire (intanto, però, cantavamo l’Inno di Mameli dal terrazzo…).

Cari giovani, abbracciatevi, baciatevi, bevete uno spritz alla faccia nostra e, con questo abbrivio, seppelliteci: prendetevi la vostra maturità!

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PROPORZIONI

Ok, il Covid non è un raffreddore, ma non è nemmeno la peste, è solo un virus come tanti ce ne sono stati e tanti ce ne saranno: e sulle reali dimensioni della pandemia ci faremo un’idea tra qualche anno e non certo con questa ridicola contabilità giornaliera che ci propinano i media (e personalmente sono abbastanza convinto che, alla fine, assomiglierà ad eventi simili del passato come l’asiatica del ‘57 o la Hong Kong del ‘68, ma allora c’erano ben altri adulti al timone dei popoli e delle famiglie…).

Tralasciando le molte riflessioni possibili sull’impoverimento progressivo del sistema sanitario (il cui peso si è scaricato sugli operatori e gli amministratori, costretti ai salti mortali, letteralmente – in non pochi casi – finiti male) e sulle sue conseguenze (che abbiamo avuto modo di apprezzare, soprattutto lo scorso marzo-aprile), indubbiamente aver perso i propri cari per il Covid è una tragedia, specialmente se non anziani o già malati (per fortuna molto pochi), ma rimane il fatto che, per la stragrande maggioranza degli esseri umani sulla Terra, quella di perdere i propri cari è un’esperienza frequente e per cause che da noi sono quasi banali (fame, tubercolosi, malaria, ecc…). Senza quindi dimenticare il nostro dolore, tuttavia un po’ di giuste proporzioni bisognerebbe ristabilirle, credo.

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RISPOSTE

In buona sostanza, a guardare i numeri principali e consolidati, sembra che la pandemia sia più o meno uguale in tutto il mondo (come ci si può attendere da un virus che ha viaggiato velocemente – non per merito suo – e che ovviamente non fa differenze di confini, lui fa solo il suo lavoro, cercando di sopravvivere come può e sa, cioè adattandosi).

Quello che cambia nelle diverse parti del mondo sono solo due cose: la qualità dei servizi sanitari e quindi della risposta alla pandemia; e le qualità “democratiche” delle diverse società nazionali e quindi delle risposte in termini politici e dei diritti che esse hanno dato all’emergenza.

In Italia, ad esempio, abbiamo uno dei migliori sistemi sanitari nazionali del mondo ed abbiamo lavorato bene (con errori, certamente, ma complessivamente bene); il nostro sistema democratico invece non ha tenuto: sono state sospese libertà fondamentali e diritti costituzionali per lungo tempo e su tutto il territorio nazionale (caso unico nel mondo, neanche la Cina ha fatto tanto). Non così la vituperata Svezia invece, che ha cercato di tenere insieme il più possible i due aspetti, o anche Francia e Germania che hanno risposto con maggiore equilibrio, o anche la povera Inghilterra (già massacrata dalla Brexit) che ci prova, anche se un po’ confusamente…

Analoghi ragionamenti e relative differenti conclusioni, si possono fare su Cina (la più formidabile dittatura del mondo, che ha gestito l’epidemia con grande sforzo tecnologico e medico, nonché con totale annullamento dei diritti), India (con le sue incredibili discrepanze sociali), il Brasile di quel delinquente di Bolsonaro, gli USA (dove soprattutto i poveri scontano l’assenza di un servizio sanitario universale), l’Iran allo stremo, Israele sempre spavaldo ed estremo, l’Africa che tace (forse perché ha ben altri problemi), ecc. 

Questi sono aspetti su cui riflettere oggi; tutte le altre questioni che ci appassionano tanto (contagi, curve, cure, vaccini, ecc.) sono rese obsolete dai dati, ormai in quantità tale da essere consolidati e incontrovertibili (andamento e mortalità presumibilmente simili a quelli di altri virus che abbiamo avuto in passato e che avremo in futuro; sistemi sanitari che – dove esistono – ormai sanno come muoversi e sapranno affrontare seconde, terze, quarte… ondate; ricerche su cure e vaccini in corso ovunque; ecc.), mentre la democrazia, i diritti umani e costituzionali, non sono mai scontati, non obbediscono a leggi di natura, possono non sopravvivere, vanno curati e protetti in ogni parte del mondo, con grande ed incessante impegno. Anche – evidentemente – qui da noi.

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VACCINO

Come ho già detto, di tutta questa vicenda della pandemia, la malattia che mi pare più preoccupante non è il Covid-19. Mi sembrano ben peggiori le diffuse scelte autoritarie e antidemocratiche, la compressione delle libertà e dei diritti dei popoli, la tentazione di affidare il potere salvifico all’uomo forte o allo scienziato, il rischio di trasformazione dello stato di diritto in uno stato sanitario, il delirio onnipotente della sicurezza assoluta e del rischio zero, malattie provocate dai virus dell’inconsapevolezza, della paura, dell’incultura, dell’omologazione nell’opulenza, veicolati con straordinaria efficienza e velocità da internet e dalla televisione. Una vera pandemia apparentemente inarrestabile e dagli esiti potenzialmente letali, in grado di cancellare secoli di conquiste sociali, culturali e politiche, in tutto il mondo (e, per ironia della sorte, partita dalla Cina).

Ma – quello che è peggio – nessuno sembra preoccuparsi per questa micidiale malattia. In cima all’agenda politica di quale governo o istituzione si trova? Chi sta studiando come curarla, prima che ci stermini tutti? Chi si indigna o protesta per chiedere attenzione sul problema?

Temo che non sia quello per il SARS-CoV-2 il vaccino di cui abbiamo più urgentemente bisogno…

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CAUSE

Non se ne può più di sentire espressioni come “la crisi economica provocata dalla pandemia”, “l’epidemia di Covid-19 ha falcidiato l’occupazione giovanile”, “persi milioni di posti di lavoro e miliardi di fatturato a causa del coronavirus”, etc.

Davvero siamo così ottusi da pensare che sia un organismo “di natura non cellulare e di dimensioni submicroscopiche, incapace di un metabolismo autonomo e perciò caratterizzato dalla vita parassitaria endocellulare obbligata” a provocare tutto questo? Le cause non saranno piuttosto le nostre reazioni scomposte, le nostre decisioni scellerate, i nostri folli deliri di onnipotenza? La nostra ignoranza, la nostra stupidità? Ah già, ma non è mai colpa nostra…

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NOMI

Oggi abbiamo superato il milione di morti per Covid-19 nel mondo e, nel programma che sto sentendo alla radio, qualcuno si chiede se non sia il caso di uscire dai numeri per ricordarci che questo milione è fatto di individui, con un nome ed un cognome, una storia, una famiglia, persone che – in posti assurdi e barbari come è stata l’Italia in questo frangente – spesso sono anche morte da sole, lontane dai propri cari e portate via con i camion come merce (di scarto)…

Sacrosanto. È l’esercizio della pietas, è il mettersi nei panni degli altri, pratiche decisamente troppo trascurate nella nostra società dei consumi e dell’individualismo…

Ma mi sorge una domanda: come mai questa nobile e condivisibile idea di dare un nome ai morti per strapparli all’arida statistica ce l’abbiamo solo per i nostri 35.000 (o, nell’odierno afflato di fraternità, per il nostro milione), ma non ce l’abbiamo per le decine di milioni di persone che tutti gli anni muoiono di fame? O per i 2 milioni che tutti gli anni muoiono di malattie da noi perfettamente curabili come tubercolosi e malaria? O per le migliaia di disperati che tutti gli anni muoiono nei deserti o nei mari mentre vanno alla ricerca di una vita migliore? Boh, qualcosa non quadra…

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ORFANO

La cosa più terribile che mi è capitata durante questa pandemia è quella di essere stato lasciato solo dai miei compagni di strada. La mia parte politica – la sinistra – mi ha abbandonato tra i fascisti, i complottisti, i sovranisti, i no-vax, i gilet arancioni ed altri simili rimbambiti; mi ha fatto ritrovare a dar ragione a personaggi che detesto, come Sgarbi e Meluzzi, a concordare con le letture di giornali e giornalisti lontanissimi da me, come Porro e Veneziani…

In questi mesi, da sinistra non ho sentito mai, mai, mai un discorso sensato, un percorso logico, un’onesta esposizione dei dati. Dalla parte che consideravo mediamente più intelligente, colta e informata ho sentito solo bestialità, discorsi emotivi e pavidi, luoghi comuni (in genere di sapore reazionario), enormità irricevibili da dittatura militare, banalità imbarazzanti… Soprattutto ho visto la sinistra ignorare o sovvertire la realtà dei dati, partecipare convinta allo strappo della costituzione, rinnegare i valori di libertà, uguaglianza e fraternità, svendersi al conformismo della pancia elettorale…

Davvero ci sarà un prima e un dopo anche per me. Non perdonerò mai alla sinistra quello che mi ha fatto. Di certo non abbraccerò la destra (che tutte le ignominie di cui sopra, ai miei occhi, le ha sempre fatte) né i liberisti (asfittici e proni seguaci di un capitalismo morente), né tanto meno gli emergenti, sovranisti o dilettanti della porta accanto. Finanche i radicali, libertari, europeisti con i quali spesso mi sono ritrovato, hanno brillato in questo tempo per la loro assenza…

Mi sa che devo accettare l’idea di essere rimasto orfano.

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BRIVIDI

Ma fa venire i brividi solo a me sentire il Ministro degli Interni parlare di Esercito per le strade per controllare il rispetto delle norme anti-covid? O il Ministro della Sanità che vuole “incidere su pezzi della vita delle persone che consideriamo non essenziali” e contare sul fatto che “ci saranno segnalazioni” anche dei privati cittadini rispetto ai comportamenti di altri privati cittadini? O il Presidente del Consiglio che avrebbe voluto decretare che “nei luoghi privati (…) gli incaricati dalla pubblica autorità potranno in qualsiasi momento chiedere l’accesso e procedere alla identificazione dei soggetti presenti”?

Vengono in mente solo a me le dittature militari (il Cile, l’Argentina, la Grecia dei colonnelli, la Spagna di Franco…), i regimi totalitari col controllo capillare e autoritario dei cittadini (l’URSS delle purghe, la Stasi nella DDR, la Cina di ieri e di oggi…), le delazioni contro gli ebrei durante il fascismo, etc.?

Mi sembrava di ricordare che la Costituzione l’avessero studiata apposta per non cadere (o ri-cadere) in tutto questo… Ma va beh, quando c’è la salute!

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CONQUISTE

“Avere un vaccino è una grande conquista dell’intero mondo, perché lo abbiamo avuto in tempi molto veloci, con sforzi enormi e con standard di sicurezza sicuramente elevati”. Lo ha detto ieri il capo dell’ISS.

A queste parole, sento una grande fiducia nascermi dentro: se siamo riusciti in questa incredibile impresa per interrompere la strage una tantum dei nostri 1.800.000 vecchietti (per l’80% dei paesi ricchi), immagino che presto allo stesso modo debelleremo anche la piaga dei 2.000.000 di morti per tubercolosi e malaria, nonché le altre malattie, perfettamente curabili, che uccidono (tutti gli anni e a tutte le età) nei paesi poveri…

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AUGURI…

“Natale si avvicina, l’insipienza di questo governo di inetti vanitosi si esalta, scrivono protocolli ridicoli in un italiano pessimo. Mi compiaccio sempre più di essermi messo mesi fa in lockdown volontario. I loro diktat non mi toccano, neppure li leggo: sono oltre, ho preferito restare in casa solo perché non sopportavo più loro e le loro claque. Mi spiace per la messa di mezzanotte. È ovvio che se c’è il coprifuoco a partire dalle 22 la messa di Natale debba essere anticipata. Ma quella in Vaticano, Stato sovrano, no. La Curia poteva imporre la non partecipazione dei cittadini vaticani alla messa di mezzanotte, ma sarebbe stato bello che il Papa, da solo, come ai tempi delle catacombe, a mezzanotte, celebrasse l’eucaristia. Peccato.” (Riccardo Ruggeri)

Non sarà un Buon Natale né, tanto meno, un Buon Anno Nuovo. Rassegnamoci.

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DOVERE

Ieri sera il Presidente della Repubblica ha detto che “vaccinarsi è una scelta di responsabilità, un dovere”.

Come a tutti i doveri di cittadinanza, ottempererò anche a questo, se richiesto. Ma la domanda rimane lecita: è giusto che lo Stato spenda dei soldi per vaccinare me, che ho il 97% di probabilità di cavarmela senza accorgermene o con sintomi lievi di una normale influenza? E, con me, altri 30-40 milioni di italiani da 0 a 59 anni, per i quali questa probabilità è – mediamente – il 99%?

Accanto al dovere di ottemperare, spero di avere anche il diritto di dissentire. Ma seguirò comunque l’indicazione di Mattarella e, soprattutto, quella di mia figlia 23enne: “Basta, fatevi ‘sto cazzo di vaccino e smettetela di romperci i coglioni!”.

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…E ANCORA AUGURI.

Dal GR3 (che era da sempre il mio punto di riferimento per l’informazione sensata e intelligente) del 31/12: “La parola del giorno è una data: 2021. Finalmente, fatti i debiti scongiuri, ci siamo arrivati. Nel 2020, anno bisesto, il simbolo è stata la foto dei camion militari con le bare a Bergamo; nei primi mesi del nuovo anno la parola del giorno sarà ancora ‘Covid’, ma abbinata alla parola ‘vaccino’. Poi dovremmo ricominciare a vivere, secondo termini nuovi, ma non più sospesi in una bolla divisa a metà tra torpore e terrore”.

Che brutta fine ha fatto la millenaria civiltà occidentale, in meno di un anno e per mano di un organismo di “dimensioni submicroscopiche, incapace di un metabolismo autonomo”… Che augurio possiamo farci a questo punto?

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COERENZA

Una delle figure di riferimento tra i miei amici della sinistra italiana, Nicola Zingaretti, ha scritto ieri questo tweet: “Partiti i vaccini ai maturandi 2021 per gli open day della Festa della Repubblica. Per loro dalla Regione Lazio una copia della nostra Costituzione: vaccino per la libertà”

Beh, niente male, da uno che non ha trovato nulla da ridire, in oltre un anno, riguardo alla sistematica sospensione delle garanzie costituzionali che abbiamo messo in atto al primo soffio di vento… La Costituzione, infatti, nasce per mettere quei paletti da considerare invalicabili, non già quando tutto va bene, ma proprio quando le cose vanno male, per non perdere la bussola proprio quando è più facile che ciò possa accadere.

I nostri maturandi forse non lo sanno, ma lo hanno intuito, quando si sono incazzati per il furto di due anni di scuola o per il coprifuoco notturno. Quindi, mi sa che rileggere la Costituzione serva più ad altri…

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LIBERARSI

In una delle tante conferenze istituzionali di quest’ultimo periodo ho sentito dire che dobbiamo vaccinarci tutti “per toglierci di torno il virus”.

Ora, a parte il fatto che il virus non si toglierà mai di torno in quanto ormai endemico, ho però capito perché IO mi vaccino: per togliermi di torno voi, CTS, Speranza, espertoni sui media, giornalisti imbecilli, con tutta la massa di idiozie che sento da oltre un anno…

Anche se, francamente, non so se ce la faremo.

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SPERANZA

Per qualche minuto mi riapproprio di questo termine divenutomi – per vari motivi, di cui almeno uno facilmente intuibile – odioso nell’ultimo anno e mezzo.

Mentre ci facciamo dire da un ottuso militare che i giovani hanno facoltà di divertirsi (entro determinati limiti e con specifici requisiti), un migliaio di giovani si riprendono con la forza questo diritto sacrosanto organizzandosi in un rave party senza restrizioni e – scandalo nello scandalo – proprio vicino alla Santa Codogno, sotto lo sguardo isterico di tutta la massa di pecore che da oggi, dopo nove mesi di bavaglio, si concedono (senza “abbassare la guardia”, sapendo che “non è un liberi tutti”) di respirare all’aperto.

Finalmente. Niente di eccezionale, beninteso, e non che tutto questo possa produrre chissà quali dubbi nella mente delle pecore. Ma speriamo ne produca in quella dei giovani. Perciò, sì: finalmente.

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AMARO

È per me sempre triste incontrare persone che conosco bene e parlare di Covid; ne esco il più delle volte molto frustrato, perché queste persone, per quanto possano essere intelligenti, colte, sensibili, sono quasi sempre completamente succubi della narrazione generale e inamovibili nelle proprie certezze indotte dalla consultazione dei media (abitudine che in effetti in passato costituiva un buon presidio contro il qualunquismo, la disinformazione, il conformismo…). Così mi è capitato anche sabato scorso, quando ho incontrato un caro amico, professore universitario, uomo di scienza, persona ottima, il cui parere io stimo moltissimo: ma la discussione si è infranta sul solito dato empirico (un mio amico è morto, un mio collega è stato ripreso per i capelli…), sui morti (non valgono le statistiche, ogni morto è un singolo…), sul “disinvolto” obbligo vaccinale (abbiamo 10 vaccini obbligatori, che sarà mai se diventano 11?). Non c’è stato niente da fare; e il mio amico mi avrà amaramente relegato tra negazionisti e no-vax.

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COMPAGNI

Sono sconcertato da un pensiero che si è fatto strada in me da giorni: se oggi in Italia ci fossero le elezioni politiche (e per foruna non ci sono), sarei costretto a votare per Giorgia Meloni, l’unico esponente politico con cui sono abbastanza d’accordo in merito a Covid, vaccini e green pass. Io, un libertario di sinistra che non ha mai votato più a destra del PD, ritrovo accanto a me solo (poca) gente di destra. Non ci dormo la notte.

Poi un amico mi ha ricordato Don Milani e la celebre, meravigliosa Lettera a Pipetta. Non posso certo accostarmi ad un campione di coerenza come il prete di Barbiana, l’ho frequentato troppo a lungo e approfonditamente per non sapere che mi caccerebbe a calci in culo dalla sua piccola chiesa di montagna. Ma posso comunque fare un po’ mio il concetto: “Ora che il ricco t’ha vinto col mio aiuto mi tocca dirti che hai ragione, mi tocca scendere accanto a te a combattere il ricco… Ma il giorno che avremo sfondata insieme la cancellata di qualche parco, installata insieme la casa dei poveri nella reggia del ricco, ricordatene Pipetta, non ti fidar di me, quel giorno io ti tradirò. Quel giorno io non resterò là con te. Io tornerò nella tua casuccia piovosa e puzzolente”. E allora, forse, posso anch’io dire, senza sentirmi troppo male: signora Meloni, facciamo questo pezzo di strada insieme, torneremo ad essere nemici più in là, in un paese la cui Costituzione sia salva.

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SCELTE

Basta, ho deciso. Questo spot mi ha definitivamente convinto:

Dopo mesi di vita sotto il luminoso Governo Eufascista, siamo al punto che anche la pubblicità (che, come è noto, ha il polso del sentire popolare più di qualunque sondaggista) se la prende con i no-vax (e sorvolo sul resto del contenuto di questo spot, che, come dice un mio amico, definire ipocrita sarebbe un complimento che non merita). I no-vax saranno pure dei rimbambiti e, anzi, in più di un’occasione mi sono stati anche sui coglioni, ma che si voglia togliere loro il diritto di esistere, che li si prenda ad esempio di inciviltà, che si eleggano a capro espiatorio per tutte le nefandezze, è uno strappo intollerabile alle fondamenta della democrazia liberale, una vergognosa violazione dei diritti civili che mi fa orrore. Perciò ho deciso: io sto coi no-vax. Non sono d’accordo su quasi nulla di ciò che dicono, ma hanno il diritto di dirlo e bisogna battersi tutti per questo diritto (che sembrava acquisito e invece non lo è mai, evidentemente). Quindi non farò alcuna terza, quarta… dose (lo so, non è una cosa particolarmente eroica, visto che sono un cinquantacinquenne in buona salute ed ho lo 0,1% di probabilità di morire e lo 0,2% di andare in terapia intensiva: rischio più ad andare in giro in auto…) e condividerò la condizione di esclusi sociali a cui i no-vax (ma anche i pro-vax perplessi) sembrano destinati. E basta.

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TRISTEZZA

Una delle cose più tristi che ho visto durante questa pandemia è la protesta degli studenti di questi giorni. Vedere finalmente di nuovo in piazza e incazzate grandi masse di giovani che protestano contro il governo mi ha aperto il cuore. Poi, però, l’amara realtà. Per cosa protestano con tanta passione gli studenti? Non per i due anni di vita rubati, non per due anni di scuola persi; non per le gite scolastiche, i “cento giorni”, tutte le occasioni di socialità perdute e che non torneranno; non per il coprifuoco e le limitazioni incredibili alla vita sociale che hanno subito; non per essere stati chiusi in casa, non per tamponi e quarantene infiniti per una malattia che neanche si sono accorti di avere (quando anche ce l’hanno avuta); non per il vergognoso “patto generazionale” che è stato loro imposto (patto di cosa? Semmai “ricatto generazionale”, dato che era fatto solo di doveri e limitazioni per loro, quando non addirittura di ricatti morali e intolleranza: ricordate la criminale “movida” ed il “volete uccidere i vostri nonni?”); non per le scuole trasformate in ridicoli, intollerabili esperimenti di controllo sociale, non per le insopportabili, abominevoli mascherine indossate per ore a scuola; non per le festa proibite, il ballo interdetto e le discoteche chiuse, ma anche la criminalizzazione dello sport, delle passeggiate, del contatto fisico, del pomiciare con la fidanzata… e la lista si potrebbe allungare. No, niente di tutto questo. Protestano per il secondo scritto alla maturità (e va beh, ci può stare) e – orrore – per avere maggiore sicurezza nell’alternanza scuola-lavoro1! E, qualche settimana prima, gli studenti universitari protestavano (non in piazza e in presenza, ma virtualmente, loro si sono arresi molto prima) perché chiedevano l’estensione anche all’università dei protocolli covid delle scuole superiori, a loro dire “più sicuri” dei loro… E, ovviamente, cortei ben mascherinati e risposte responsabili, equilibrate e politically correct ai giornalisti che flirtavano con loro (si fa così per annullare distanze e stridori)…

Non più “l’immaginazione al potere”, quindi, ma responsabilità, conformità, sicurezza, una patetica neo-adultità… E questa è la tristezza: avere la prova che i giovani hanno assunto pienamente il punto di vista dei vecchi, che le generazioni nuove non sognano più e non pretendono più l’irrealizzabile, ma perseguono il possibile, il ragionevole, l’utile, cercando di essere (e di compiacere) quegli adulti che invece dovrebbero sotterrare.

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APPLAUSO

Alla manifestazione “Libri Come 2022“, una bella kermesse radical-chic molto amata dai miei conterranei della sinistra, che ospita intellettuali della più chiara fama, ha parlato Andrej Kurkov, scrittore ucraino, che ha detto: “Per noi ucraini la libertà è sempre stata più importante della stabilità e, in questi giorni, stiamo dimostrando che per noi la libertà è più importante anche della vita”. Applauso commosso della sala. Piena di gente mascherata. Che prima aveva applaudito il duo Figliuolo-Severgnini. Boh, sarò scemo io…

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NORMALITÀ

Due immagini della vita: la prima di quando ancora eravamo normali, l’altra è di oggi, della cosiddetta “nuova normalità”. Mi pare dicano più di molte parole…

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DEMOCRAZIA

Che la deriva eufascista, generata dalla paura e dalla conseguente ossessione per la sicurezza e per l’incolumità a qualunque costo, fosse in atto da un pezzo lo sapevamo. Per questo la follia pandemica, con la sua allegra distruzione di fondamentali principii democratici e costituzionali in nome della “vita” biologica, non sorprende più di tanto. Giorni fa, mentre buttavo dei vecchi giornali, mi è capitata sotto gli occhi un’intervista del 2015 a Stefano Rodotà, rilasciata al tempo del delirio antiterrorista islamico. Cliccate sulla foto per leggerlo.

Ne estraggo giusto un paio di brani: “I diritti sono più forti della paura? Certo. E la tutela dei diritti è l’unico fattore di unificazione dei Paesi e di riconciliazione dei cittadini con le istituzioni. È molto più facile prospettare misure straordinarie di pubblica sicurezza. Ma è sempre stata una risposta perdente: i diritti non sono in contrasto con l’efficienza organizzativa. E non sono negoziabili”. “Per salvare la democrazia non si può perdere la democrazia”. Parole da scolpire nella roccia.

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  1. Con tutto il corollario di boiate che sentiamo dagli adulti idioti: “non si può morire di lavoro”, “troppi morti sul lavoro”, “dobbiamo puntare a zero morti sul lavoro”, etc., quel qualunquismo vomitevole che viene dall’ignoranza dei numeri e dei fenomeni sociali (perché la realtà è che si muore sempre meno di lavoro e l’Italia è tra i paesi migliori in questo senso) e dal narcisismo occidentale, col suo corollario di terrore per lo “scandalo” della morte… []